ARCICONFRATERNITA DI SANTA CROCE

L’Arciconfraternita del Gonfalone di Santulussurgiu, intitolata alla Santa Croce, ha origini antichissime e senza ombra di dubbio è stata la prima associazione religiosa, composta e gestita anche da laici, fondata nel nostro paese e dunque ispiratrice e modello per le altre istituite posticipatamente. 
Per le scarse notizie rimasteci si presenta arduo e quasi impossibile, il compito di rinvenire dei precisi dati che attestino l’esatta data e anno di fondazione e poter descrivere la probabile attività svolta dal sodalizio nei secoli che vanno dal XVI sino al primo decennio del XX. 
Le nostre informazioni sono state ricavate consultando l’archivio parrocchiale (non da noi direttamente, ma da vari studiosi del paese: Prof Giampaolo Mele; Don Angelo Manca; Giovanna Bellinzas; ma riteniamo che fonti più antiche si possano ricavare consultando l’archivio Vescovile Diocesano a Bosa). 
La prima testimonianza che citiamo si ricava dai documenti della Confraternita del SS. Rosario dove viene annotato che essa (L’Arciconfraternita di Santa Croce) è degna di rispetto perché fondata prima. 
Altra informazione importante si apprende da altre ricerche citate alla fine di questa breve scheda, tra cui quella svolta da Mauro Dadea e dal Canonico Mastino. L’istituzione dell’Arciconfraternita di Santa Croce di Santulussurgiu viene datata nell’anno del Signore 1587 e aggregata all’omologa romana con bolla firmata dal cardinale Scipione Lancelloti. 
A conferma di tale affermazione si conserva ancora, sopra l’architrave del portone d’accesso della chiesa di Santa Croce, lo stemma in pietra policromata dell’Arciconfraternita romana istituita presso la chiesa di San Marcello: raffigura una Croce ai cui piedi, sui lati, stanno due confratelli coperti di cappuccio, genuflessi in preghiera. Sarebbe interessante poter consultare gli archivi della nominata Arciconfraternita romana per poter trovare copia autentica del documento citato sopra o almeno testimonianza della sua redazione. 
Con la bolla “Quaecumque” emanata da Clemente VIII nel 1604 si rendeva esecutivo quanto sancito nel concilio di Trento (1563), ovvero trasferire, ai vescovi delle diocesi, il compito di istituire le confraternite e di averne adeguato controllo con l’obbligo di visitarle. Secondo la tesi che data la nascita della confraternita al 1587, desumiamo che il pio sodalizio lussurgese nacque quindi in un periodo in cui ancora non era stata perfettamente regolamentata la prassi di istituzione delle stesse confraternite dopo il Concilio di Trento. 
Essendo ispiratori e promotori del culto della Santa Croce, in tutta Italia, i Frati minori osservanti dell’Ordine Francescano (ricordiamo che in Santulussurgiu fu fondato un loro convento da San Bernadino da Feltre nel 1470 con annessa la Chiesa di Santa Maria degli Angeli) possiamo supporre che anche nel nostro paese essi furono i garanti per l’erezione del sodalizio religioso di cui stiamo scrivendo. 
L’Arciconfraternita del Gonfalone prese sede, molto probabilmente fin dalla sua istituzione, nella chiesetta di San Lussorio. L’edificio religioso fu tanto segnato dalla presenza del sodalizio che ne acquisì il nome, non si sa esattamente se per vie ufficiali o per uso popolare (“sa Cresia ’e sa Cunfraria ’e Santa Rughe, poi nel tempo “ Sa Cresia ’e Santa Rughe “). 
A tal proposito si può citare quanto riportato dal Cerchi Paba, noto studioso della Sardegna (1901-1983) e da Francesco Maria Porcu, magistrato lussurgese che trascrisse, in una breve opera nel secolo XIX, interessanti fatti storici sul proprio paese. 
Il Paba afferma che nel XVII secolo e precisamente nel 1644 la chiesa di San Lussorio ebbe un particolare rimodernamento. Fu traslato l’altare maggiore dalla parte occidentale a quella orientale dove ora si trova l’ingresso principale della chiesa. Secondo il Paba da questo momento in poi la chiesa prese l’intitolazione di Santa Croce. 
Anche il Porcu accenna al rimodernamento della chiesa con la traslazione dell’altare maggiore ma, non precisa o afferma che da quell’anno essa cambiò intitolazione, specifica, però, nel momento in cui scrive la sua breve opera, la chiesa è già intitolata a Santa Croce. 
Entrambi gli storici annotano il ritrovamento, durante la demolizione dell’altare, di una pergamena che indica la data di consacrazione dell’altare (15 Gennaio 1185) da parte del vescovo di Bosa Don Dionisio Ranieri con le reliquie dei Santi Lussorio, Giorgio e Bartolomeo apostoli. 
L’antico edificio religioso, dedicato in precedenza al Martire Lussorio, è molto legato alla vita dell’Arciconfraternita. Tanto è vero che in un periodo che va dall’inizio del secolo sino al 1920 circa, il sodalizio religioso entrò in crisi poiché il suo oratorio era inagibile a causa di prolungati lavori di restauro, come risulta consultando il registro più antico presente nell’archivio parrocchiale. 
Sulla vita della confraternita, dalla probabile data di fondazione, non si hanno notizie fino agli inizi degli anni venti, a questo periodo risale infatti il succitato registro più antico presente nell’archivio parrocchiale. 
Da tale documento si apprende che il 19 marzo 1921, il vescovo Zanetti nomina il Reverendo Teologo Migheli D. Antonio Maria di Santulussurgiu Assistente Ecclesiastico dell’Arciconfraternita di Santa Croce con il compito di aggregare e investire nuovi confratelli; interessarsi perché l’oratorio omonimo sia quanto prima restaurato per riaprirlo al culto e celebrare, quando l’oratorio sarà riaperto, le sacre funzioni solite a farsi dell’Arciconfraternita. 
L’Assistente Ecclesiastico D. Migheli provvede subito all’elezione del consiglio di amministrazione che in quell’anno veniva così composto: 

Campullu Antonio Maria Priore;
Meloni Teologo Giovanni Antonio Consigliere;
Manchinu Salvatore Consigliere;
Scanu Leonardo Consigliere;
Migheli Teologo D. Antonio Maria Amministratore.

Nello stesso anno esattamente nel mese di dicembre D.Antonio Maria Migheli viene incaricato sempre dal vescovo Zanetti, di aggregare la Confraternita di N.S. di Bonaria all’Arciconfraternita di Santa Croce perché non può più vivere decorosamente per conto proprio, per mancanza di mezzi necessari e per non avere più oratorio dove riunirsi poiché quello di San Giovanni è da parecchio in disuso. 
Unanimi i confratelli di ambedue le parti accettano la proposta e seduta stante sono nominati i signori Rundine Pasquale e Sechi Giovanni per fare la consegna del simulacro, dell’altare, nonché di tutti i mobili e arredi sacri appartenenti alla Confraternita di N.S. di Bonaria. 
Viene anche deciso di conservare, per divisa, l’abito usato dall’Arciconfraternita di Santa Croce aggiungendovi lo Stemma mercedario che comprende le insegne di Giacomo re d’Aragona, fondatore dell’ordine insieme a S. Pietro Nolasco, sormontante dalla croce Bianca in campo rosso della Cattedrale di Barcellona, dedicata a Santa Croce. 
L’ultimo fatto importante è la convezione che fu fatta nel 1922 tra L’Arciconfraternita del Gonfalone e il Pio Sodalizio dei SS. Cosimo e Damiano. A questo proposito si riporta qui di seguito il verbale redatto in tale circostanza: 

CONVENZIONE TRA L’ARCICONFRATERNITA DI SANTA CROCE
E IL PIO SODALIZIO DEI SS. COSIMO E DAMIANO

L’anno mille novecento ventidue ed allì sette del mese di gennaio in Santulussurgiu e nella chiesa di Santa Croce il M.R.Teol. Antonio Maria Migheli, nella duplice veste di Amministratore Ecclesiastico e di Amministratore della prefata Arciconfraternita ed il Sig. Manchinu Pintus, quale rappresentante del sullocato Sodalizio, sono addivenuti al seguente contrato: 
L’Arciconfraternita di Santa Croce, fusa con quella della V.SS. Di Bonaria, cede al Pio Sodalizio dei SS. Cosimo e Damiano la cappellata esistente nella suddetta Chiesa per ivi collocarvi a spese del medesimo l’altarino in marmo già della V. di Bonaria,coll’ obbligo di versare all’Arciconfraternita, quale offerta, lire cinquecento, che rappresenta il costo del medesimo nei tempi normali dell’anteguerra, costo che oggi sarebbe decuplicato; e di conservare a proprie spese, con decoro cappella e altare, d’intervenire alle processioni solite a farsi dell’Arciconfraternita, e di lasciare totalmente libera, durante la Settimana Santa, detta cappella perché possa ivi farsi, come sempre, il Sepolcro per conservarvi il Santissimo nel Giovedì Santo.
L’Arciconfraternita concederà al Pio Sodalizio la facoltà di poter celebrare nella detta cappella tutte quelle sacre funzioni che crederà opportune, subordinate però a quelle dell’oratorio ed alla direzione del Rettore della Chiesa, e di potersi ivi riunire per le adunanze che terrà ai soci; e si obbliga d’intervenire alla processione che il sodalizio farà nel giorno della festa dei SS. Patroni. 
La medesima cede al prefato Sodalizio l’uso perpetuo del cassettone, che fu proprietà della Confraternita della V. di Bonaria, mediante il corrispettivo di lire centocinquanta. 
Qualora in qualunque tempo e per qualsiasi motivo venga a sciogliersi il predetto Sodalizio, l’altare e quanto possiede (esso) nell’oratorio dovrà cedersi in proprietà a questo, coll’obbligo di conservare alla cappella il titolo dei SS. Cosimo e Damiano. 
Letto e confermato viene sottoscritto dai contraenti. Per l’Arciconfraternita di Santa Croce l’Assistente Ecclesiastico 

                                                     Teologo Antonio Maria Migheli

                                        Sac. Giovanni Antonio Meloni primo consigliere

                                         Per il Pio Sodalizio dei SS. Cosimo e Damiano
                                                 L’amministratore Manchinu Pintus.


- Testo redatto a cura dell'Arciconfraternita di santa Croce.